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Yangon

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Yangon

Nota anche come Rangoon è la più grande città della Birmania

Info

Yangon (nota anche come Rangoon) è la più grande città della Birmania (4.576.000 ab.), di cui è stata la capitale fino al 2005. è attualmente il capoluogo dell'omonima Regione di Yangon. Per lungo tempo è stata conosciuta come Rangoon, anglicizzazione del nome locale (talvolta scritto in italiano Rangun). La città è situata alla convergenza dei fiumi di Bago e di Yangon ed è a circa 30 chilometri dal golfo di Martaban. Il 6 novembre 2005, la giunta militare ha ufficialmente portato la capitale a Pyinmana, nella Divisione di Mandalay, che ha preso il nome Naypyidaw il 27 marzo 2006.

Le infrastrutture di Yangon sono poco sviluppate rispetto a quelle di altre città importanti dell'Asia Sudorientale.[1] Lo sviluppo che ha avuto inizio verso la fine del XX secolo è dovuto principalmente agli investimenti stranieri, soprattutto quelli di Singapore e della Cina. La città ha il più grande numero di costruzioni coloniali in Asia Sudorientale. I servizi governativi all'interno delle costruzioni coloniali, come il palazzo che ospitava l'Alta Corte di Giustizia, il mercato di Bogyoke e l'ospedale generale, sono stati posti nel 1996 in un elenco di patrimoni birmani da salvaguardare.[1] Yangon è membro della rete delle 21 più importanti città asiatiche.

Storia

Fondata col nome Dagon dai mon nell'XI secolo attorno alla pre-esistente pagoda Shwedagon, era inizialmente un piccolo villaggio di pescatori. Nel corso della campagna con cui riunificò il paese, re Alaungpaya conquistò Dagon, le diede il nome Yangon e la ingrandì. Fu conquistata dai britannici durante la prima guerra anglo-birmana (1824-1826), al termine della quale fu riconsegnata ai birmani. Un incendio la distrusse nel 1841.

Periodo colognale

I britannici si impadronirono di Yangon, che ribattezzarono Rangoon, e di tutta la Bassa Birmania con la seconda guerra anglo-birmana del 1852, e trasformarono la città nel maggior centro politico e commerciale del paese. Vennero costruiti nuovi quartieri nella zona del delta del fiume Yangon. Divenne la capitale della colonia quando fu conquistata anche l'Alta Birmania nella terza guerra anglo-birmana nel 1885. Nel giro di pochi anni fu notevolmente sviluppata dal punto di vista commerciale ed ingrandita con la costruzione dei nuovi quartieri a nord del lago Reale e del lago Inya. In questo periodo furono costruiti anche l'ospedale generale e l'Università di Rangoon.

Notevolmente abbellita con laghi e palazzi che fondevano nuove tendenze alla tradizionale architettura in legno, Yangon fu definita la "cittÃ-giardino dell'oriente"." All'inizio del XX secolo, Yangon era dotata di servizi ed infrastrutture secondo il modello in uso a Londra.I colonizzatori favorirono l'immigrazione di molti cittadini di altri paesi dell'India britannica e negli anni trenta, su un totale di mezzo milione di abitanti, il 55% proveniva dall'India e paesi limitrofi, circa un terzo erano di etnia bamar (birmani)[5] e gli altri erano membri delle minoranze etniche che tuttora vivono nel paese.

Alla fine della prima guerra mondiale, Yangon divenne il centro dei movimenti indipendentisti birmani, guidati dagli studenti di sinistra dell'Università di Rangoon. In città vennero organizzati i tre scioperi generali contro i britannici del 1920, 1936 e 1938. Durante la seconda guerra mondiale fu occupata dalle truppe dell'Impero del Giappone dal 1942 al 1945, subì gravi danneggiamenti e venne ripresa dagli Alleati nel maggio del 1945.

Dopo l'indipendenza

Yangon divenne la capitale della Birmania il 4 gennaio 1948, quando il paese ottenne l'indipendenza dai britannici. In breve divenne oggetto di un'intensa inurbazione e furono costruite diverse cittÃ-satelliti come Thaketa, Nord Okkalapa e Sud Okkalapa negli anni Cinquanta, e Hlaingthaya, Shwepyitha e Sud Dagon negli anni Ottanta. Durante il periodo in cui fu al potere Ne Win (1962–88), le infrastrutture cittadine non furono sottoposte a manutenzione e si deteriorarono sensibilmente. Molti degli immigrati furono cacciati,[5] ma vi sono tuttora ancora discrete comunità di cinesi e indiani. I britannici lasciarono il paese dopo l'indipendenza. Con le riforme del periodo successivo da parte della giunta militare, il paese uscì dall'isolazionismo. Furono abbattute molte delle cadenti strutture coloniali cittadine ed i loro abitanti furono spostati nelle nuove zone conurbate. Una parte delle residenze e degli edifici commerciali tradizionali (taik) furono ricostruite o ristrutturate nei quartieri centrali di Yangon.

Furono costruiti lussuosi alberghi, centri commerciali e moderni uffici grazie agli investimenti stranieri. Il governo cittadino pose il veto sull'abbattimento di 200 edifici coloniali dichiarandoli patrimonio nazionale.[6] Tra le opere che hanno cambiato il volto della città vi sono 6 nuovi ponti sul fiume e 5 superstrade che collegano Yangon ai nuovi insediamenti e alla zona industriale. Malgrado le modernità introdotte, buona parte di Yangon soffre tuttora di disservizi, con frequenti black-out della fornitura di energia elettrica e gravi carenze della nettezza urbana.

Tra le relative innovazioni introdotte dalla nuova giunta, vi fu il cambiamento nel 1989 di molti dei nomi geografici nazionali, tra cui Rangoon,che ritornò a chiamarsi Yangon, e Birmania (Burma in inglese), che divenne Myanmar. Tali cambiamenti hanno trovato le resistenze di molti sia nel paese che all'estero. Tra le istituzioni che hanno continuato ad usare il termine Burma, vi sono la rete radio-televisiva BBC britannica ed i governi del Regno Unito e degli Stati Uniti.

A Yangon ebbero luogo imponenti dimostrazioni anti-governative nel 1974, 1988 e 2007. La grande rivolta del 1988, a cui parteciparono molti degli abitanti, fu duramente repressa dalle forze dell'ordine e centinaia di manifestanti persero la vita. La rivoluzione Zafferano del 2007, così chiamata per il colore delle vesti dei molti monaci che vi presero parte attivamente, vide lo sterminio di molti dei partecipanti, alcuni dei quali furono cremati per ordine della giunta di governo per cancellare le tracce del massacro.

Ringraziamenti

Si ringrazia Claudia Bianchi che ha fornito il materiale fotografico.
Il reportage è stato eseguito in Agosto 2014

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Fonte

La sorgente di notizie presenti in questa pagina sono state recuperate da Wikipedia



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