Lo stretto di Messina (localmente u Strittu) chiamato nell'antichità stretto di Scilla e Cariddi, stretto di Scilla e Fretum Siculum, in epoca tardo-medievale e moderna faro di Messina, è un braccio di mare che collega il mar Tirreno con il mar Ionio e che, separando le due città di Messina e Reggio con le rispettive aree urbane, separa la Sicilia dalla Calabria, dunque dall'Italia peninsulare e dal continente. Nel tratto più stretto (a nord) è largo circa 3,2 km, ed è compreso tra le coordinate 38°00' - 38°20' Nord e 15°30' - 15°40' Est
Morfologia
Lo stretto di Messina, per gli aspetti morfologici, può essere rappresentato come un imbuto con la parte meno ampia verso nord, in corrispondenza della congiungente ideale capo Peloro (Sicilia) - Torre Cavallo (Calabria); verso sud, invece, questo imbuto si apre gradualmente fino al traverso di capo dell'Armi (Calabria). Il limite settentrionale è nettamente identificabile, mentre quello meridionale può avere un significato geografico (ad esempio la carta nautica n° 138 dell'Istituto idrografico della Marina (I.I.M.) si ferma poco prima di punta Pellaro in Calabria), o idrologico; quest'ultimo può essere considerato la linea ideale che congiunge capo Taormina (Sicilia) con capo d'Armi (Calabria). Come area idrologica, anche il confine settentrionale è ben più ampio di quello geografico e comprende l'area del mar Tirreno compresa tra capo Milazzo, l'arco delle isole Eolie e le coste del golfo di Gioia in Calabria
Per quanto si riferisce al profilo sottomarino dello stretto, esso può essere paragonato ad un monte, il cui culmine è la "sella" (lungo la congiungente Ganzirri-punta Pezzo), i cui opposti versanti hanno pendenze decisamente differenti. Nel mar Tirreno, infatti, il fondo marino degrada lentamente fino a raggiungere i 1.000 m nell'area di Milazzo e, per trovare la batimetrica dei 2.000 m, si deve oltrepassare l'isola di Stromboli. Nella parte meridionale (mare Ionio), invece, il pendio è molto ripido ed a pochi chilometri dalla "sella" è possibile registrare la profondità di 500 m tra le città di Messina e Reggio, oltrepassare ampiamente i 1.200 m poco più a sud (punta Pellaro), per raggiungere i 2.000 m al centro della congiungente ideale capo Taormina - capo d'Armi.
La minore ampiezza (3.150 metri nel punto più stretto) si riscontra lungo la congiungente Ganzirri-punta Pezzo cui corrisponde a livello del fondo una "sella" sottomarina ove si riscontrano le minori profondità (80-120 m). In questo tratto i fondali marini presentano un solco mediano irregolare, con profondità massima di 115 m, che divide una zona occidentale (in prossimità di Ganzirri) caratterizzata da profonde incisioni, da quella orientale di Punta Pezzo, più profonda e pianeggiante. Caratteristica del settore settentrionale dello stretto è l'ampia valle di Scilla, con una parte più profonda e ripida (circa 200 m). La valle comincia poi ad appiattirsi e ad essere meno acclive verso il mar Tirreno dove prende il nome di bacino di Palmi. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si elevano bruscamente conferendo alla sezione trasversale una forma ad "U". Un'ampia ed irregolare depressione, meno incisa (valle di Messina), avente anch'essa sezione ad "U", si riscontra nella parte meridionale. A profondità superiori ai 500 m, la valle di Messina si stringe divenendo più profonda e dando origine ad un ripido canyon sottomarino (canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello Ionio.