San Donà di Piave è un comune italiano di 41 856 abitanti della città metropolitana di Venezia in Veneto. Situata nella Pianura Veneto-Friulana, lungo la riva sinistra del fiume Piave, San Donà fu teatro di aspri scontri nel corso della prima guerra mondiale. È il capoluogo storico del Basso Piave, territorio che insieme ad alcuni comuni e all'area del Portogruarese costituisce la Venezia Orientale. La città è il nono centro della regione per numero di abitanti, il terzo comune più popolato del territorio metropolitano e il fulcro di un'area urbana che comprende circa 60 000 abitanti.
Storia
Un primo popolamento dell'area avvenne già in epoca preistorica: le ricerche archeologiche condotte durante il Novecento hanno rivelato vestigia di un insediamento neolitico nei dintorni di Chiesanuova, sulla sponda sinistra dell'alveo storico del fiume Piave. Inoltre, tracce significative di centuriazione nella parte settentrionale del territorio e la presenza di una rete viaria articolata (imperniata sulla Via Annia) lasciano presumere che nell'età romana la zona fosse abitata. Durante l'Alto Medioevo le sorti dell'area furono legate alla città di Heraclia, sede vescovile e prima capitale del Ducato di Venezia. La città, sorta nel VII secolo nell'area della frazione di Cittanova, scomparve nel IX secolo. In seguito all'anno 1000, nella zona oggi compresa nel territorio comunale si formarono due borghi: San Donato e Mussetta, prima soggetti alla giurisdizione temporale del Patriarcato di Aquileia e, successivamente, interessati dalle vicende che, tra XI secolo e XIII secolo, videro come protagonista la potente famiglia degli Ezzelini. A nord, si trovava il borgo di Mussetta, nei pressi di un castello edificato dai Patriarchi di Aquileia, a sud sorgeva il villaggio di San Donato, raccolto attorno a una cappella la cui presenza è attestata a partire dal 1154. Nel 1250 il territorio subì una catastrofica alluvione del Piave che deviò il corso del fiume, spostando la cappella di San Donato dalla sponda sinistra a quella destra. Questa deviazione dell'alveo comportò la separazione della chiesa dal suo territorio di riferimento, che cominciò ad essere detto San Donato de qua de la Piave per distinguerlo da quello attiguo alla cappella: San Donato oltre la Piave (l'attuale Musile di Piave). Nel corso del XIII e XIV secolo il territorio sandonatese venne a trovarsi in posizione strategica tra la Marca Trevigiana e la Repubblica di Venezia e per questo fu sottoposto a saccheggi e devastazioni, terminati con l'occupazione dell'area da parte delle truppe di Sigismondo di Lussemburgo (1412-1413) e la distruzione di Mussetta. Terminata la guerra tra la Serenissima e il Regno d'Ungheria, la Repubblica incentivò lo sviluppo del territorio offrendo esenzioni fiscali agli agricoltori disposti a trasferirsi. Venezia, infatti, era direttamente interessata alla ripresa economica dell'area di San Donà, in quanto gran parte della superficie comunale era di proprietà demaniale. Durante l'età moderna la Repubblica di Venezia avviò una serie di interventi di bonifica nel Basso Piave e destinò un funzionario (il gastaldo) alla gestione del territorio sandonatese. Nel 1468 urgenti necessità finanziarie indussero la Repubblica a cedere la Gastaldia di San Donà in enfiteusi. Assegnata nel 1475 a Francesco Marcello e Angelo Trevisan, la Gastaldia divenne successivamente possesso privato della sola famiglia Trevisan. I pubblici poteri furono affidati ad un funzionario nominato dal Doge, il Vicario Ducale, che aveva l'obbligo di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica e di risiedere a San Donà. Il primo Vicario, Antonio Lupo, fu insediato nel 1476 dal doge Pietro Mocenigo. Nello stesso anno fu avviata la costruzione di una nuova chiesa, dedicata a santa Maria delle Grazie e consacrata nel luglio 1480. La crescita e lo sviluppo del centro urbano fu inizialmente difficile, soprattutto a causa degli instabili equilibri idraulici del territorio. Allo scopo di preservare la laguna dalle periodiche inondazioni del Piave, nei secoli XVI e XVII la Repubblica di Venezia promosse una serie di opere idrauliche nell'area, deviando il corso dei fiumi. Nel 1797 fu istituita la Municipalità di San Donà, capoluogo di uno dei quindici cantoni del distretto di Treviso. Con l'annessione di Venezia e delle sue dipendenze al Regno d'Italia napoleonico, il 1º maggio 1806 fu creato il Dipartimento dell'Adriatico, di cui San Donà entrò a far parte come capoluogo del distretto omonimo. All'inizio del XIX secolo nacquero i primi consorzi per la bonifica delle aree paludose a est e a sud del centro urbano, mentre San Donà aumentava significativamente le proprie funzioni amministrative. Parte del Regno Lombardo-Veneto dal 1815, durante la dominazione austriaca San Donà mantenne la sua posizione di capoluogo di distretto. Durante la prima metà del XIX secolo il centro urbano si arricchì di palazzi, costruzioni commerciali e di un nuovo Duomo, realizzato tra il 1838 e il 1841. Con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, nuovi lavori di bonifica interessarono il sandonatese, segnando la metamorfosi ambientale del territorio e incrementando la produttività della zona, furono stabiliti i servizi di collegamento ferroviari e via vaporetto, venne ampliata la rete stradale e furono aperte industrie e servizi per la popolazione. L'impatto della prima guerra mondiale su San Donà fu devastante. In seguito allo sfondamento delle linee italiane a Caporetto, l'esercito Italiano ripiegò e si riorganizzò sul nuovo fronte lungo il corso del Piave. A partire dal 13 novembre 1917 iniziarono i lunghi mesi della guerra di trincea, culminati nella Battaglia del Solstizio. Nell'autunno del 1918 l'esercito italiano lanciò l'offensiva risolutiva contro le postazioni austro-ungariche e il 31 ottobre del 1918 San Donà tornò in mani italiane. Il bilancio dei lunghi mesi di combattimenti fu pesante: le infrastrutture cittadine risultavano completamente distrutte e la maggior parte del patrimonio architettonico e artistico era andato irrimediabilmente perduto. Il primo dopoguerra fu caratterizzato dalla completa ricostruzione della città e dal ripristino delle attività socio-economiche, della viabilità intercomunale e del servizio ferroviario. Nel 1940 l'Italia entrò in guerra a fianco della Germania nazista. Dopo l'8 settembre 1943 furono centinaia i sandonatesi impegnati nella lotta partigiana. Nel 1944 la città fu sottoposta a diversi bombardamenti: durante le incursioni aeree vennero distrutti il Teatro Verdi e l'Ospedale Umberto I. Il 25 aprile 1945, in presenza di seimila soldati tedeschi, venne proclamata l'insurrezione della città e nella stessa giornata San Donà fu liberata.
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