Acquasanta Terme è un comune italiano di 2.890 abitanti della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche. Si trova a 19 km di distanza da Ascoli Piceno, dalla quale si raggiunge percorrendo la via Salaria in direzione di Roma. Dopo Ascoli, possiede il territorio più esteso della provincia. Questo territorio è in gran parte montuoso e costellato di frazioni.
Il comune fa parte della Comunità montana del Tronto, di cui ha la sede legale.
Geografia fisica
Acquasanta Terme sorge nell'alta valle del fiume Tronto, incastonata fra i Sibillini a nord e i Monti della Laga a sud, e circondata da boschi di castagni plurisecolari nella frazione di Umito, querce, faggi e abeti bianchi. Le montagne circostanti si raggiungono agevolmente in escursioni pedestri.
Come testimonia il nome, Acquasanta possiede sorgenti sulfuree intorno alle quali sorgono stabilimenti termali con vasche naturali libere alimentate da acqua calda. Le acque termali sono note fin dall'antichità per le loro proprietà curative.
Storia
I primi insediamenti ad Acquasanta si fanno risalire alla preistoria, come testimoniano ritrovamenti di resti umani presso la frazione di Umito, nelle caverne della zona di Rio Secco, ed in località Carpineto, con reperti anche di vasellame, in ferro e bronzo, purtroppo non conservati[3].
All'epoca romana, invece, risalgono le prime fonti sulle terme, quando la città era un mansio: secondo Tito Livio, nel 50 a.C. il console Lucio Munazio Planco guarì con le acque di Acquasanta dopo aver inutilmente provato cure analoghe in Toscana[4][5]. Sulla Tavola Peutingeriana, inoltre, la città figura con il nome di Vicus ad Aquas o Pagus ad acquas[6]. Ruderi delle terme romane si ritrovano nella frazione Santa Maria del Tronto, con una cisterna e resti delle piscine[7]. Queste terme vennero distrutte in epoca barbarica e successivamente ricostruita nell'attuale sede di Acquasanta.
Nel Medioevo, secondo lo storico Francesco Antonio Marcucci, anche Carlo Magno visitò le terme nell'800 durante il suo viaggio verso Roma per l'incoronazione al Sacro Romano Impero. Attorno all'anno 1000, Acquasanta passo sotto l'influenza dell'Abbazia di Farfa prima, dei Vescovi-Conti ascolani successivamente.
Attorno al XIV secolo la città passa al Libero Comune di Ascoli ed il territorio viene suddiviso in sindicati organizzati sullo schema delle pievanie[8]:
Acquasanta, nato inizialmente come Aquis, con sede a Luco e comprendente anche Cagnano ed Acquasanta. Successivamente ingloba il sindicato di Facciano, corrispondente all'attuale Falciano, e quello di Venamartello, costituito dai paesi alla sinistra del fiume Tronto. Le ville che alla fine costituiranno questo sindicato saranno Arli, Arola, Cagnano, Falciano, Luco, Paggese, Piedicava, Santa Maria del Tronto, Tallacano, Torre Santa Lucia, Valledacqua, Vallefusella e Venamartello;
Montacuto, con sede a Pomaro, comprendente anche i paesi di Pito, Pozza, Umito e Vallecchia Monte Acuto;
Montecalvo, con sede a San Martino, comprendente anche le frazioni di Collefrattale, Farno, Fleno, Forcella, Rocca Monte Calvo, San Giovanni, San Gregorio, San Paolo, Vallecchia Monte Calvo e Vosci, oltre a Morrice e Pietralta attualmente nel comune di Valle Castellana;
Quintodecimo, nato successivamente, comprendente anche le località di Capodirigo, Favalanciata, Matera, Novele, Favalanciata, Peracchia e San Vito.
Nel XVI secolo i sindicati passano allo Stato Pontificio e sono inseriti nella Marca anconitana con i nomi di Acquasanta, Montacuto, Montecalvo e Quintodecimo. Il sindicato è retto da un podestà coadiuvato da un Parlamento Generale; le sedute del parlamento si tengono nella loggia della chiesa di San Lorenzo a Paggese per Acquasanta, nel palazzo della Comunità per Quintodecimo, nella loggia della chiesa di San Martino per Montecalvo e davanti alla chiesa di San Lazzaro presso Pito per Montacuto.
In questo periodo Acquasanta conosce la peste e gli scontri tra le famiglie ascolane dei Parisani e dei Guiderocchi, fino alla sua distruzione il 16 marzo 1562, mentre a Montecalvo si sviluppa il banditismo contro il potere della Chiesa. Anche Acquasanta viene poi colpita dal terremoto del 1703, al quale seguì una terribile carestia nel 1716 e di nuovo la peste negli anni 1740-1746 a seguito del passaggio degli spagnoli. Su progetto di Lazzaro Giosaffatti, nel 1780, viene costruito un nuovo stabilimento termale.
Il brigantaggio riprende durante l'occupazione Napoleonica ed il successivo passaggio delle truppe dell'Austria e del Regno di Napoli. I ribelli, capitanati da Giuseppe Costantini e Giambattista Ciucci, si scontrano con le truppe francesi, condotte dal generale Jean D'Argoubert, costringendole alla firma del trattato di pace di Mozzano il 5 febbraio 1799[9].
Il brigantaggio prende di nuovo vigore con l'annessione al Regno d'Italia, con Giovanni Piccioni, ex priore di Montecalvo, che riprende la bandiera dei Volontari Pontifici tenendo testa ai Piemontesi del generale Pinelli per un paio di anni. Giovanni Piccioni viene catturato a San Benedetto del Tronto e condannato a 17 anni di lavori forzati, morendo infine nel carcere del Forte Malatesta.
Nel 1862 Montecalvo viene rinominato Montecalvo del Castellano per differenziarlo da altre località del Regno d'Italia, mentre con l'emanazione del Regio Decreto n. 2676[10] del 10 dicembre 1865, è stato decretato che, con decorrenza 1° gennaio 1866, vi fosse la soppressione dei comuni di Montacuto, Montecalvo del Castellano, Quintodecimo e Santa Maria, con l'aggregazione dei medesimi in un'unica unità amministrativa con capoluogo Acquasanta, che nel 1957 cambia infine denominazione in Acquasanta Terme.
Nella seconda guerra mondiale i Monti della Laga conoscono la resistenza dei partigiani italiani e slavi, culminata nel 1944 con l'eccidio di Pozza ed Umito. A metà strada tra le due frazioni si trova il cimitero dedicato alle vittime.
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