Storia
Antichità e Medioevo
La città venne fondata durante il periodo romano, quando era conosciuta come Acruvium e faceva parte della provincia romana della Dalmazia, e venne menzionata per la prima volta come Ascrivium o Ascruvium nel 168 a.C.
Cattaro fu poi dotata di fortificazioni fin dal 535, quando l'imperatore Giustiniano fece costruire una fortezza sulla collina sovrastante la città in seguito all'espulsione dei Goti. Con tutta probabilità una seconda città venne edificata negli immediati dintorni, in quanto Costantino Porfirogenito, nel X secolo, allude ad una "Cattaro Bassa". La città fu saccheggiata dai Saraceni nell'840.
Nel 1002 la città fu gravemente danneggiata durante l'occupazione dei Bulgari e l'anno seguente fu ceduta alla Serbia dallo zar bulgaro Samuele, ma i cittadini insorsero spalleggiati da Ragusa. Cattaro si sottomise solamente nel 1184 al protettorato serbo, preservando intatte le sue istituzioni repubblicane ed il suo diritto di concludere trattati e dichiarare guerra.
Cattaro divenne sede vescovile già nel XIII secolo, mentre nel XIII secolo vennero fondati monasteri domenicani e francescani allo scopo di contenere la diffusione del Bogomilismo. è interessante notare che la diocesi locale formava un unico territorio con quella pugliese.
Nel XIV secolo Cattaro rivaleggiò con Ragusa come potenza commerciale e provocò la gelosia della Serenissima, che approfittando della caduta della Serbia nel 1389 la contese all'Ungheria mediante alterni assedi, per impossessarsene infine nel 1420, quando i suoi abitanti fecero liberamente atto di sottomissione.
Dominio veneziano
La città di Cattaro, dopo la caduta del Regno di Serbia temendo di cadere in mano all'impero ottomano, decise di chiedere protezione ad una potenza vicina, perciò chiese ripetutamente alla Repubblica Veneta, a partire dal 1392[8], di entrare nei domini Veneziani ma quest'ultima per ben sette volte declinò l'invito, in considerazione dei gravosi oneri che avrebbe comportato. All'ottava richiesta, dopo aver ponderato a lungo l'impegno, nel 1420 il Senato Veneziano accolse Cattaro tra i suoi domini investendo un patrimonio ingente nella costruzione della poderosa fortificazione, ancora perfettamente conservata. Ancora oggi a Venezia si usa dire di un'amante troppo pretenziosa “Te me costi come i muri de Cattaro”[9].
La Repubblica di Venezia confermò gli antichi privilegi della città e ne fece sede di un Rettore e un Provveditore, incaricato dell'amministrazione della giustizia civile e criminale, nonché di un Camarlengo e Capitano, cui era affidata la riscossione delle entrate e la gestione delle finanze pubbliche. Entrambi questi ufficiali, nobili veneziani eletti dal Senato per un anno, dipendevano dall'autorità del Provveditore generale e ordinario di Dalmazia e Albania, avente sede a Zara. Dopo la caduta di Scutari in mano ai Turchi, Cattaro divenne il capoluogo della cosiddetta Albania veneta comprendente i tre distretti o reggimenti di Risano, Castelnuovo di Cattaro e Budua e la comunità autonoma di Pastrovichi.
Cattaro era governata da propri statuti, i più antichi dei quali risalgono al 1301 e furono pubblicati a Venezia nel 1606 con il titolo di Statuta et leges civitatis Cathari. Il governo della città era di tipo aristocratico e si ispirava al modello veneto, con un Maggior consiglio composto di soli nobili, un Minor e segreto consiglio di sei membri e un Senato (o Consiglio dei Pregati) di quindici. Dalla riunione comune del maggiore e minore consiglio erano eletti tutti i vari ufficiali del comune, tra cui i provveditori alla sanitÃ, i tre giudici della corte del Rettore e i provveditori alla zecca dove anche sotto il dominio veneto continuarono ad essere coniati vari tipi di moneta diffusi nel basso Adriatico e in Albania. La giustizia era amministrata dal Rettore, ma nelle cause civili i tre giudici locali avevano voto deliberativo e alle loro decisioni, in virtù di un decreto del Senato veneto del 1433 era ammesso interporre appello davanti a uno dei collegi di dottori di Padova, Vicenza, Verona o Treviso.
Il territorio del comune di Cattaro confinava con l'Impero Ottomano e con il Montenegro e comprendeva le terre di Perasto, Dobrota (Bonintro) e Perzagno, ognuna delle quali aveva un proprio consiglio che eleggeva le varie autorità locali.
In epoca veneziana su Cattaro si abbatterono numerose disgrazie: la città venne assediata dall'Impero ottomano nel 1538 e 1657, flagellata dalla peste nel 1572 e semidistrutta dal terremoto nel 1563 e soprattutto da quello devastante del 1667, nel corso del quale crollarono la facciata della cattedrale con il campanile e il palazzo del Rettore.
Il dominio veneto lasciò comunque una profonda impronta nella struttura urbana di Cattaro e nei suoi costumi, l'italiano fu la lingua usata in tutti gli atti pubblici e nell'insegnamento, soprattutto per la spinta del ceto nobiliare e della potente classe dei mercanti e capitani marittimi. Tra i letterati più famosi furono Bernardo Pima, Nicola Chierlo, Luca Bisanti, Alberto de Gliricis, Domenico e Vincenzo Burchia, Vincenzo Ceci, Antonio Zambella, Francesco Morandi. Ancora oggi la popolazione di Cattaro parla un dialetto misto tra veneto e slavo.
Ottocento e Novecento
Col trattato di Campoformio del 1797 passò all'Austria, ma nel 1805, con la pace di Presburgo, fu assegnata al Regno d'Italia, ed infine annessa nel 1810 alle Province Illiriche dell'Impero Francese, dove divenne capoluogo di un dipartimento. Dopo il suo assedio nell'ottobre 1813-gennaio 1814, la città fu restituita all'Austria in seguito al Congresso di Vienna (1815).
All'arrivo della notizia della concessione austriaca della Costituzione, il 23 marzo 1848 la popolazione si riversò per le strade acclamando all'Italia mentre lo stesso giorno la municipalità votava l'unione con Venezia. Il vladika del Montenegro, preoccupato per queste sollevazioni, si rivolse ai bocchesi e ai ragusei (pur cittadini austriaci) affermando che qualora fosse stata dimostrata qualunque altra esaltazione per la rivoluzione italiana egli avrebbe ridotto "in cenere" e cosparso "di sangue" l'intera Dalmazia meridionale. Contemporaneamente inviava un battaglione che con le armi allontanava l'eventualità che l'iniziale sollevazione si tramutasse in una vera e propria insurrezione. Gli abitanti però continuarono a seguire gli eventi risorgimentali tanto che tra gli originari Mille, che con Garibaldi salparono da Quarto alla volta della Sicilia, v'era anche Marco Cossovich, nativo di Venezia ma di famiglia e sentimento bocchese, il quale viene anche nominato, tra i pochi, dall'eroe nizzardo nella sua opera I Mille.
Il tentativo di istituire la coscrizione obbligatoria, effettuato e fallito nel 1869 ed infine riuscito nel 1881, causò due brevi rivolte popolari.
Durante la prima guerra mondiale Cattaro fu teatro di alcune delle più aspre battaglie combattute tra il Montenegro e l'Austria-Ungheria. Dopo il 1918, assieme all'intero Montenegro, la città venne inglobata nella neonata Jugoslavia. Nell'aprile 1941, a seguito dell'occupazione italiana della costa adriatica e dello smembramento dello stato jugoslavo, Cattaro e il suo retroterra (circa 600 km²) e l'isolotto albanese di Saseno (già parte della provincia di Zara) vennero annessi all'Italia e furono costituiti in provincia omonima, nel quadro del governatorato generale di Dalmazia (con Zara, Spalato e Sebenico). Occupata dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, Cattaro costituì una sorta di staterello autonomo a predominanza serbo-montenegrina, finché non fu riunita alla Jugoslavia di Tito, quale parte della Repubblica socialista del Montenegro.
Il 15 aprile 1979 un altro terremoto danneggiò la cittÃ, che venne prontamente restaurata. Dalla disgregazione della Jugoslavia ha seguito le sorti del Montenegro, e dal maggio 2006 è pienamente parte della nuova repubblica indipendente.
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