Il Circo Massimo è un antico circo romano, dedicato alle corse di cavalli, costruito a Roma. Situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino, è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus. Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del Tevere dove dall'antichità più remota si svolgevano gli scambi commerciali, fecero sì che il luogo costituisse fin dalla fondazione della città lo spazio elettivo in cui condurre attività di mercato e di scambi con altre popolazioni, e di conseguenza anche le connesse attività rituali (si pensi all'Ara massima di Ercole) e di socializzazione, come giochi e gare.
Con i suoi 600 metri di lunghezza e 140 di larghezza, è considerata la più grande struttura per spettacoli costruita dall'uomo.
Storia
Le prime installazioni in legno, probabilmente in gran parte mobili, risalirebbero all'epoca di Tarquinio Prisco, nella prima metà del VI secolo a.C. La costruzione di primi impianti stabili risalirebbe al 329 a.C., quando furono edificati i primi carceres. Le prime strutture in muratura, soprattutto legate alle attrezzature per le gare, si ebbero probabilmente solo nel II secolo a.C. e fu Gaio Giulio Cesare a costruire i primi sedili in muratura e a dare la forma definitiva all'edificio, a partire dal 46 a.C.
Il monumento venne restaurato dopo un incendio e probabilmente completato da Augusto, che per decorare la spina vi aggiunse (come testimoniato da una moneta di Caracalla) un obelisco dell'epoca di Ramses II portato dall'Egitto, l'obelisco flaminio, che nel XVI secolo fu spostato da papa Sisto V in piazza del Popolo. Nel 357 un secondo obelisco fu portato a Roma per volere dell'imperatore Costanzo II ed eretto dal praefectus urbi Memmio Vitrasio Orfito sulla spina; oggi si trova dietro alla basilica di San Giovanni in Laterano.
Altri restauri avvennero sotto gli imperatori Tiberio e Nerone e un arco venne eretto da Tito nell'81 al centro del lato corto curvilineo: si trattava di un passaggio monumentale integrato nelle strutture del circo. Ampio 17 metri e profondo 15, era a tre fornici comunicanti, con quattro colonne libere alte 10 metri sul davanti, e dietro di esse quattro lesene aderenti ai piloni. Sull'attico stava una quadriga bronzea; sulla fronte verso il circo aveva una platea e una scalinata.
Dopo un grave incendio sotto Domiziano, la ricostruzione, probabilmente già iniziata sotto questo imperatore, venne completata da Traiano nel 103: a quest'epoca risalgono la maggior parte dei resti conservatisi. Sono ricordati ancora restauri sotto Antonino Pio, Caracalla e Costantino I. Il circo rimase in efficienza fino alle ultime gare organizzate da Totila nel 549.
Struttura e utilizzi
Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 600 metri e largo 140, poteva ospitare circa 250.000 spettatori. La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, di altezza doppia, era ad arcate. La cavea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno. L'arena era in origine circondata da un euripo (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.
Sul lato sud si trova attualmente una torretta medioevale detta "della Moletta" appartenuta ai Frangipane. Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti e vi si trovavano sette uova e sette delfini da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa.
I dodici carceres, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposti obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo che ne permetteva l'apertura simultanea.
Fu utilizzato per i primi ludi Apollinares del 212 a.C., indetti dall'allora praetor urbanus, Publio Cornelio Silla.
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