Omegna (Omegna in piemontese, Umegna in lombardo) è un comune italiano di 16.118 abitanti della provincia del Verbano Cusio Ossola, posto all'estrema propaggine settentrionale del Lago d'Orta.
Storia
Le origini
L'insediamento antico del territorio è provato dai ritrovamenti archeologici della frazione di Cireggio, dove in località San Bernardo si sono rinvenuti frammenti fittili e litici della tarda età del bronzo e del ferro, e del monte Zuoli, dove si è individuato un altare protostorico e un possibile scivolo rituale.
Priva di fondamento è l'ipotesi, proposta dallo storico Antonio Rusconi, che vorrebbe il lago d'Orta popolato dagli Osci (nome che gli eruditi locali avevano ricavato da "Oscela", ritenuto l'antico nome dell'Ossola) di origine iberica, dal cui dialetto sarebbe derivato (da umacia = lago) il toponimo Humana-Umenia-Vemenia. Un'altra leggenda è quella che fa derivare il nome di Vemania da "Vae moenia" (Guai a voi o mura!) maledizione che Giulio Cesare avrebbe scagliato contro le formidabili mura della cittÃ. Queste e altre ipotesi (come quella sul favoloso popolo degli Usii), sono da relegare tra i miti creati da una certa erudizione, più ricca di amor di patria che di spirito critico.
Il medioevo e l'età moderna
Con la convenzione dell'11 agosto 1221 i nobili di Crusinallo dÃnno Omegna ai novaresi. Nel testo si legge: "Crusinallo - loco et villa seu burgo Vemeniœ - Castrum Desideratum (il Torrione di Omegna) - la Strona - Durantinus de ripa - Gravalona - Anagueglia (Nigoglia) - locus Bagnella - Ciserim - Cocarna supreiore - Cocarna inferiore (non Coquarna come nel Bescapè) - Cranna Gattugno - Bulio - Germagno - Noseto - Laurelia - Lizogno - Garnarolo."
I moti giacobini - Napoleone - l'Ottocento
Anche il novarese fu percorso dalla ventata libertaria e repubblicana conseguente alla rivoluzione francese. Nel 1796 fallì un complotto del pallanzese Azari, che intendeva sollevare la regione per farne un dipartimento autonomo. Nel 1798 il generale francese Léotaud sbarcò a Pallanza con una schiera di armati, occupò Cannobio e parte dell'Ossola; ma finì sbaragliato dalle truppe sabaude del marchese d'Oncieux tra Gravellona e Ornavasso. All'alba del 29 maggio venne fucilato ad Omegna il ventenne milanese Graziano Belloni, fatto prigioniero in quel frangente. All'esordio di Napoleone il Cusio fu occupato dai francesi, poi dagli austriaci. In seguito il cantone d'Omegna, sottoposto al V distretto con sede ad Arona, fece parte del dipartimento dell'Agogna nella Repubblica Cisalpina (1800); con il regno italico voluto da Bonaparte (1805) fu sottoposto alla vice prefettura aronese. Sconfitto Napoleone, nel 1815 il congresso di Vienna sancì la restaurazione dei Savoia; gli omegnesi salutarono con gioia il ritorno di Vittorio Emanuele I.
L’epoca moderna
Da metà Ottocento vennero impiantate in paese importanti fabbriche: la Ferriera, il Fabbricone (Angeli-Frua, Società per l'industria dei tessuti stampati S.p.A). Agli albori del Novecento altri pionieri, come i Cane della Valle Strona, i Lagostina di Pedemonte (Gravellona Toce), trasformarono il borgo in un vivace centro industriale, incrementandone la popolazione con mano d'opera immigrata. Nel 1913 Omegna venne collegata con Pallanza da una tranvia elettrica. Nel 1928 le furono aggregate le attuali frazioni; nel 1939 divenne cittÃ.
Nel corso della seconda guerra mondiale la resistenza novarese ai nazi-fascisti ebbe inizio in zona, con la figura romantica di Beltrami; proseguì poi nei lunghi mesi, in un avvicendamento di lutti (60 caduti compresi i civili) e di successi. Omegna fu una base della liberazione partigiana dell'Ossola nel settembre 1944. La liberazione di Omegna avvenne il 24 aprile 1945, mentre le truppe angloamericane passavano il Po, e nelle città del nord Italia ancora occupate dalle truppe nazi-fasciste scattava l'insurrezione generale ordinata dal CLNAI. Tale data ora viene ricordata nel nome della piazza dove si trova il municipio cittadino.
Luoghi di interesse
Chiesa di Sant'Ambrogio
Costruzione tardo-romanica a tre navate con cappelle laterali e ossario (trasformato in cappella della Madonna di Lourdes). Dell'edificio medioevale conserva parte del fianco meridionale, il tiburio, il campanile e la facciata. Il campanile molto alto a pianta quadrata e muratura liscia è aperto nei piani inferiori da feritoie, poi da monofore, bifore e negli ultimi due piani da trifore con colonnine in pietra e capitello a stampella, ha scala interna d'accesso ai piani ricavata nello spessore della muratura e la decorazione ad archetti pensili. L'interno della collegiata è barocco, conserva una pala d'altare dipinta da Fermo Stella da Caravaggio nel 1547 e l'urna col corpo di san Vito martire, patrono di Omegna. L'organo di Omegna, ubicato su cantoria posta in cornu evangelii, conta 35 registri nominali distribuiti su due tastiere e pedaliera. Esso è opera della ditta Marzi (1968); nel 2004 è stato restaurato dalla ditta Krengli s.n.c. di Novara.
Chiesa Evangelica Metodista
Si trova oggi nel centro della città di Omegna tra la Nigoglia e la strada principale per Gravellona Toce, l'odierna via Fratelli Di Dio. è stata costruita nel 1896 grazie alla raccolta di fondi lanciata l’anno precedente dal pastore Gaspare Cavazzuti il quale si recò più volte in Svizzera e mobilitò tutte le sue conoscenze inglesi. Ma si dette molto da fare anche in zona, rivolgendosi ai numerosi stranieri che venivano a villeggiare sul lago d'Orta e sul Maggiore. Un sistema usato per contattare i possibili benefattori era quello di inviare i suoi figli lungo le principali vie di passaggio e di far loro lanciare dei volantini all'interno delle carrozze. I lavori di costruzione durarono meno di un anno e fu inaugurata il 16 maggio 1897, alla presenza del responsabile della Missione Wesleyana in Italia, Henry Piggott, e di numerose rappresentanze delle altre comunità evangeliche della zona. Si trattava di un edificio in stile neoclassico, con portale.