Una passeggiata tra la natura
Il comune è formato dai due centri di Lavena e Ponte Tresa ed è situato all’estremità occidentale del lago di Lugano (chiamato anche Ceresio). Il primo ha una storia più lunga, mentre il secondo si è sviluppato solo negli ultimi decenni, soprattutto a seguito del movimento di frontalieri verso la Confederazione Elvetica.
Il paese rientra nella Valmarchirolo, parte della Valtravaglia, e di conseguenza condivide con i comuni limitrofi molti aspetti storici, tra cui gli insediamenti dei Celto-Liguri, dei Galli e dei Romani, fino al momento in cui divenne parte del Contado del Seprio. Fu proprio di quel periodo la lunga guerra tra Como e Milano, iniziata nel 1118 e conclusasi il 27 agosto 1127 con la capitolazione di Como, alla quale poi toccò di abbattere le mura e pagare un pesante tributo ai meneghini. A questi andò la Valmarchirolo, per ciò che riguardava la gestione civile e amministrativa, mentre continuò a fare riferimento a Como per l’aspetto ecclesiastico. Divenuta feudo passò ai Visconti, ai Rusca, conti di Lugano e signori di Locarno, poi i Marliani e per finire ai Crivelli, i quale la detennero fino al 1797, anno della soppressione dell’ordinamento feudale sancito dalla Repubblica Cisalpina.
Le origini di questo nome sono state fatte risalire fino a pochi anni fa alla parola latina vena, mentre più recentemente ha acquistato maggiore credibilità l’ipotesi della derivazione dalla radice preceltica ven, intesa come “bacino lacustre”, o “canale d’acqua”.
Lavena ha solo una chiesa che celebra messa ed è la Madonna della Porta, così chiamata in quanto sita sull’antica porta del paese. Lavena apparteneva ufficialmente, dal punto di vista ecclesiastico, alla Pieve di Argno, assieme a Marzio e Ardena. Successivamente, nel 1633, passò alla Pieve di Marchirolo, istituita dietro ordine imperiale, ma in realtà tale appartenenza era solo sulla carta, poiché il priorato di Lavena godeva di ampia autonomia, in quanto rientrava sotto la giurisdizione del Monastero di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, fondato dal re longobardo Liutprando. Le chiese locali quindi, sottoposte alla sfera Santa Sede e non al potere imperiale, potevano gestirsi in maniera autonoma.
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